lunedì 28 aprile 2014

La Fabbrica di Zucchero

"Possedevamo io e lui da vario tempo delle azioni di una fabbrica di zucchero dalla quale si attendevano miracoli. Invece le azioni si ribassavano, tenuemente, ma ogni giorno, e Giovanni, che non intendeva nuotare contro corrente, si disfece delle sue e mi convinse di vendere le mie".

In questo passo, contenuto nel capitolo "La storia del mio matrimonio", in cui troviamo un riferimento ad una fabbrica da zucchero nei quali il protagonista ed il futuro suocero, Giovanni Malfenti, investono. Malfenti decide tuttavia di vendere le azioni della fabbrica e induce l'amico Zeno a fare altrettanto. Tuttavia Zeno si dimentica di seguire il suggerimento fino a che scopre che il valore delle suddette azioni raddoppia. Il colpa di fortuna tuttavia non porta i risultati sperati poiché poco dopo il protagonista afferma che "era tanto più divertente qand'egli danneggiava me".

La prima fabbrica moderna fu probabilmente la Cromford Mill di  Richard Arkwright.
Egli fu un imprenditore e ingegnere britannico a cui si deve il brevetto del primo filatoio automatico (anche se gli fu contestato da un contemporaneo. Diede vita inizialmente ad un fabbrica e in seguito ad uno stabilimento in cui reclutò come manodopera donne e bambini.

Uno zuccherificio è una fabbrica dedita alla produzione di zucchero tramite depurazione, cristallizzazione e raffinazione degli estratti acquosi della canna da zucchero o della barbabietola. Lo zucchero greggio viene depurato nella raffineria, che è un impianto quasi sempre annesso allo stesso zuccherificio. (da Wikipedia).

Per avere maggiori informazioni riguardo alla produzione industriale dello zucchero, vi invito a visitare la seguente pagina:

http://it.wikipedia.org/wiki/Produzione_dello_zucchero#Impianti_di_produzione

Inoltre per informazioni più dettagliate riguardo alla principale società saccarifera presente in suolo italiano suggerisco di visitare la pagina dell' Eridania Sadam (in basso il link).

http://www.eridaniasadam.com/nqcontent.cfm?a_id=1107


Un salto nel passato

Ho deciso di dedicare questo post ad una brevissima digressione a titolo puramente informativo.
La seguente immagine mostra il frontespizio dell'edizione del 1923 de "La Coscienza di Zeno" pubblicato dall'editore Cappelli .

venerdì 11 aprile 2014

Autovetture

Numerosissimi sono i riferimenti alle prime forme di autovetture all'interno de " La coscienza di Zeno".
Il primo lo troviamo nel capitolo riguardante la morte del padre della voce narrante. Il dottore Coprosich infatti, medico curante del padre di Zeno, colpito da un malore, afferma di  "aver dovuto venire a piedi perché a causa del violento uragano, non aveva trovato una vettura".

Dopo i primi prototipi di automobili ideati dall' eclettico a Leonardo Da Vinci in epoca Rinascimentale (mai costruiti) e nel Settecento da Cugnot (basati sul vapore), l'automobile come mezzo di trasporto valido e alternativo alla trazione animale si affermò nell'Ottocento.
Per la sua propulsione furono utilizzati numerosi e diversi motori con vari sistemi di alimentazione finché, dopo la prima guerra mondiale, il motore endotermico e la benzina si imposero dovunque su tutti gli altri.
Anche esteticamente l'automobile si sviluppò dai primi carri e carrozze direttamente derivati dai veicoli trainati dai cavalli verso forme sempre più autonome, tendenti da un lato a sfruttare le caratteristiche aerodinamiche del mezzo e dall'altro a fornire sempre maggior comfort ai passeggeri.

 Per ulteriori informazioni visitare la pagina:  http://it.wikipedia.org/wiki/Autovettura. (fonte di queste informazioni).
 Tuttavia, nell'epoca in cui è ambientato il racconto, le carrozze come mezzo di trasporto non erano ancora state abbandonate. Vengono infatti spesso citate:

"Entrai nel giardino che circonda la nostra villa. A questa si accedeva per una breve strada carrozzabile".

"All'altezza dei volti di Chiozza, vidi in lontananza il convoglio e mi parve persino di riconoscere la carrozza di un amico mandata al funerale per Ada".

Per ulteriori informazioni riguardanti la carrozza come mezzo di trasporto: http://it.wikipedia.org/wiki/Carrozza


                    
                     





L' Elettroshock

"Ero andato da quel medico perché m'era stato detto che guariva le malattie nervose con l'elettricità. Io pensai di poter ricavare dall'elettricità la forza che occorreva per lasciare il fumo".
In questo capitolo Zeno riporta i molteplici quanto vani tentativi da lui perseguiti per abbandonare definitivamente il vizio del fumo.
Dalla lettura del suddetto capitolo tuttavia si evince che la reale "malattia" di Zeno non è il tabagismo, ma la sua incapacità di tener fede agli impegni e di assumersi le proprie responsabilità, colpevolizzandosi e analizzando i propri comportamenti scorretti.
Zeno si rivolge quindi ad un medico noto per guarire i disturbi dei propri pazienti attraverso l'utilizzo di scariche di corrente elettrica.
Egli sottopose il protagonista a ben settanta applicazioni elettriche e, come ammette lo stesso Zeno, "avrebbero continuato tuttora se io non avessi giudicato di averne avute abbastanza".
Si tratta senza dubbio di un'applicazione in campo medico innovativa e a tratti precorrente i tempi:

la terapia elettroconvulsivante (TEC) infatti, comunemente nota come elettroshock, è una tecnica terapeutica, basata sull'induzione di convulsioni nel paziente successivamente al passaggio di una corrente elettrica attraverso il cervello. La terapia fu sviluppata e introdotta negli anni trenta dai neurologi italiani Ugo Cerletti e Lucio Bini.

giovedì 10 aprile 2014

La Locomotiva

"Mercé la matita che ho in mano, resto desto, oggi. Vedo, intravvedo delle immagini bizzarre che non possono avere nessuna relazione col mio passato: ­una locomotiva che sbuffa su una salita trascinando delle innumerevoli vetture; chissà donde venga e dove vada e perché sia ora capitata qui!".
Questa frase è tratta dal preambolo del libro, in cui Zeno tenta di rievocare e successivamente organizzare i ricordi che dovranno essere raccolti nel memoriale indirizzato al dottor S.
Risulta fondamentale ai fini del blog porre l'accento iniziale sul riferimento alla locomotiva; Zeno nel tentativo di far riaffiorare i primi momenti della sua infanzia riesce solo ad avere nitida nella mente l'immagine di una locomotiva che trascina altri mezzi.
Un secondo riferimento a questo mezzo di trasporto è riscontrabile nel capitolo in cui Zeno racconta del malore avuto da padre con la conseguente visita del dottor Coprovich.

Il protagonista, in particolare, paragona l'asmatico e boccheggiante respiro del padre ad una “locomotiva che trascina una sequela di vagoni per un’erta”. È quindi immediato creare un collegamento tra i due episodi; il legame di Zeno col padre è tale da essere il primo pensiero che emerge durante il suo processo di autoanalisi.

La locomotiva è il rotabile ferroviario munito di motore che viene usato per il traino di un treno e che fece la sua prima apparizione durante gli anni della Rivoluzione Industriale grazie all'inventore  inglese Richard Trevithick, che nel febbraio 1804 costruì la prima locomotiva a vapore funzionante per la miniera di Pennydarren nel Galles.
La locomotiva a vapore è quella macchina che serve a trainare veicoli per trasporto di merci o di viaggiatori sulle strade ferrate che utilizza per la propulsione un motore a vapore. La base teorica del funzionamento del motore a vapore è la termodinamica che ha avuto come primo oggetto di studio proprio il motore a vapore nelle sue diverse applicazioni.


giovedì 3 aprile 2014

Contesto Storico e Culturale

Prima di accingermi ad esaminare i diversi richiami ai progressi tecnologici rilevabili all'interno dell'opera sveviana, ritengo sia utile impiegare un post per meglio definire il contesto storico e culturale in cui sono ambientate le travagliate vicissitudini di Zeno Cosini.
Il romanzo è ambientato a Trieste, "una città di confine, crogiolo in cui convergono tre civiltà; quella italiana, quella tedesca e quella slava, senza considerare il consistente apporto ebraico" (Guido Baldi, La Letteratura, Paravia), a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento.
Nell'opera sono riscontrabili le diverse suggestioni culturali che influenzarono la formazione di Svevo; numerosi sono i riferimenti alle ideologie di stampo marxista incentrate sull'analisi sociologica dei conflitti di classe che pervadono il mondo moderno e alla presa di coscienza del fatto che questa realtà di classi influenzi imprescindibilmente ogni fenomeno umano, soprattutto a livello psicologico.


Non mancano inoltre gli spunti critici tratti dalle opere di Nietzsche, Schopenhauer, Darwin e Flaubert, autori ai quali Svevo si accostò da autodidatta e che lo portarono di elaborare una concezione pessimistica della condizione umana; Zeno, infatti, rappresenta l'inetto costretto a vivere in una condizione di impotenza sociale arida e mortificante.
Svevo tuttavia non si limita a descrivere la psicologia del personaggio, ma individua le cause di questa aberrante dimensione nei processi di declassazione sociale affrontati  dagli intellettuali del suo tempo.
La Coscienza di Zeno fu pubblicato da Svevo venticinque anni dopo il suo ultimo romanzo, Senilità, nel 1923.
Curiosamente, i riferimenti alle vicende storiche di quel periodo sono piuttosto rari e si presentano con maggiore intensità solo nell'ultima parte dell'autoanalisi di Zeno in cui si allude al cataclisma della Prima Guerra Mondiale.
A seguito riporto il link di alcuni video che oltre a riportare la sintesi del romanzo, analizzano il pensiero sveviano e le influenze ricevute dall'emergere di nuove correnti filosofiche di inizio novecento che segnarono un punto di rottura con le ottocentesche e ottimistiche teorie positiviste:

https://www.youtube.com/watch?v=dakpeDizkyY

https://www.youtube.com/watch?v=DUpp7fcJ6oA

https://www.youtube.com/watch?v=LVQzcWBAcAI







martedì 1 aprile 2014

Introduzione

Un caloroso saluto a tutti i lettori!
Il primo post del mio neonato blog sarà dedicato all'esposizione delle motivazioni che mi hanno portata a dedicarmi a tale attività.
Sono una studentessa del Politecnico di Torino e per il corso di Storia della Tecnologia mi è stato richiesto dal professore Vittorio Marchis di mantenere vivo un web-log che raccogliesse i più o meno celati riferimenti alle innovazioni tecnologiche riscontrabili all'interno di uno dei libri proposti dal professore stesso.
Con mio grande piacere ho avuto la possibilità di leggere nuovamente ed analizzare "La coscienza di Zeno", capolavoro della letteratura italiana pubblicato nel 1923 da Italo Svevo, che si presenta sotto forma di un diario psicologico redatto dal protagonista stesso, Zeno Cosini; questa confessione autobiografica ha lo scopo di aiutare il suo psicanalista, il dottor S., a guarire Zeno dalle sensazioni di malessere e inettitudine che lo attanagliano sin dalla prima giovinezza e che compromettono i suoi rapporti con amici e famigliari.
Onde evitare di "inquinare" ulteriormente il web con informazioni ridondanti e talvolta superflue, inserisco alcuni link in cui i lettori potranno, se interessati, ottenere maggiori informazioni riguardo alla biografia dell'autore e approfondire la trama e le tematiche chiave dell'opera:

http://it.wikipedia.org/wiki/Italo_Svevo

http://it.wikipedia.org/wiki/La_coscienza_di_Zeno

http://cultura.blogosfere.it/2011/07/la-coscienza-di-zeno-riassunto-e-analisi-del-testo-del-capolavoro-di-italo-svevo.html